L’usura di quartiere e le vite inghiottite da una slot

Il gruppo si riunisce una volta la settimana. Spesso i partecipanti sono accompagnati dai familiari. Ognuno affronta i propri problemi e spiega come è finito in un incubo, trascinandovi anche i suoi cari. No, non stiamo parlando del dramma degli alcolisti per i quali, fortunatamente, molte associazioni sono in campo da diversi anni, ma dei nuovi dannati, gli schiavi del gioco d’azzardo per i quali volontari stanno iniziando a organizzare appunto momenti di incontro. Il virus delle slot sta preoccupando seriamente molti comuni e non a caso a Pavia, capitale della spesa pro capite in macchinette mangiasoldi (una ogni 110 abitanti), la scorsa settimana si è svolto un corteo contro le dipendenze con tanti giovani e con alla testa il vescovo Giudici e il sindaco Cattaneo. La sensazione di un cortocircuito creato dalla disperazione della crisi arriva proprio da chi è impegnato direttamente sul territorio. Sabato scorso Plus24, il settimanale di finanza personale del Sole 24 Ore che monitora e segna da tempo questa pericolosa deriva che sta intaccando le già stremate risorse economiche di molte famiglie, ha pubblicato l’intervento di Monsignor Alberto DUrso, Vicepresidente della Consulta Nazionale Antiusura: un grido d’allarme perché proprio l’usura sta riprendendo piede in modo diffuso e silenzioso. Eccolo integralmente.

Nei periodi di crisi economica e di perdita di posti di lavoro, si assiste al ritorno della cosiddetta usura di quartiere e dell’amico della porta accanto. Un cancro che prolifera negli ambiti più nascosti della vita sociale. Non è un caso se questo fenomeno è presente tanto al Nord quanto al Centro e al Sud dell’Italia. La maggior parte dei casi di usura però continua a rimanere sommersa, non denunciata alle autorità. Negli ultimi anni, sempre più le organizzazioni criminali, agendo anche attraverso i canali “leciti” dell’economia, inducono le famiglie e le imprese in stato di bisogno a rivolgersi ai canali illeciti del credito come condizione di sopravvivenza. La mancanza di posti di lavoro, il divario di ricchezza tra le diverse regioni d’Italia, la crisi economica, i ritardi della giustizia e della pubblica amministrazione, la diffusione oltre ogni limite del gioco d’azzardo, l’espansione della criminalità organizzata, i termini di prescrizione processuale che certamente non incentivano le denunce, non agevolano né la ripresa economica, né tantomeno il contrasto all’usura. Le nostre 28 Fondazioni in tutta Italia, rilevano che su 10 casi di usura accertata, ben 4,6 sono da ricondurre al gioco d’azzardo, ormai un’emergenza sociale: da un nostro studio è emerso che sottrae all’economia circa 70 milioni di giornate lavorative.

Dal lato degli interventi concreti è necessario finanziare a regime il Fondo di prevenzione a favore delle Fondazioni antiusura e i Confidi (legge 108/96) perché possano garantire vitalità soprattutto alle Fondazioni che assicurano un grande aiuto con l’opera di professionisti volontari. Serve anche un nuovo rapporto con l’economia, con la finanza e con le banche, una “collaborazione attiva” mirata ad instaurare una relazione più coinvolgente, corretta e trasparente improntata alla buona fede. Il taglio del costo del denaro da parte della Bce, può dare risultati sempre che le banche decidano a loro volta di ridurre i tassi praticati a famiglie e imprese e la politica si decida a intraprendere una nuova stagione di riforme per il Paese. È necessario, quindi, che tutte le componenti della nostra società civile e delle istituzioni, tengano sempre accesi i riflettori sui fenomeni criminali, offrano speranza a chi cerca aiuto, diano esempio di sobrietà perché nessun cittadino per i suoi progetti faccia il passo più lungo della gamba.