La relocation del welfare aziendale

“Allora, io sono andato in questa sartoria di Pechino, mi hanno fatto scegliere una seta pazzesca e in un solo giorno confezionato un vestito impeccabile. Quanto mi è costato il tutto? Come un maglione in Italia.”
Che bei racconti, ammantati di fascino orientale, arrivavano da chi 40 anni fa (che poi erano gli anni 70) si muoveva in Paesi ancora poco conosciuti e al ritorno riportava questi flash di vita reale suscitando non poco invidia. Oggi sconsigliamo di farsi fare un vestito su misura in seta pura a Pechino, a meno che non si abbia una carta di credito platinum, però questo lo sanno in tanti. La Cina, infatti, sta catalizzando migliaia di manager, tecnici, operai italiani che diventano milioni nei vari paesi del mondo. E che, insieme alle aziende di cui sono dipendenti, devono fare i conti con situazioni e problematiche incredibilmente diverse. Esigenze che, senza diventare un expats, troviamo clonate per chi lavora in Italia. Partiamo dalla “base”, la casa. Un affitto di un appartamento assolutamente normale può variare da poche centinaia fino a migliaia di euro al mese E poi, chi deve individuarlo? E se ci trasferisce con la famiglia, come scegliere l’asilo nido, le scuole, i trasporti… Verrebbe da dire, tu chiamala se vuoi relocation. O, meglio, nuovo welfare, quello aziendale, che sta assumendo un ruolo cruciale in una pianificazione lavorativa.
“L’incentivazione del welfare aziendale – spiega Claudia Giambanco partner EY, Med Regional Leader People advisory services – è stata una delle principali aree di intervento della manovra finanziaria introdotta con la Legge di stabilità 2016. Tramite il nuovo quadro normativo il legislatore sembra volerne aumentare la diffusione; tramite questo strumento infatti le aziende avranno la possibilità di finanziare il Piano di Welfare non più solamente attraverso nuove risorse ad esso destinate (e in una fase di rielaborazione delle politiche di incentivazione del personale), ma anche nella contrattazione dei premi di produttività. Le modifiche normative hanno, inoltre, ampliato il paniere di benefit da offrire ai dipendenti in esenzione fiscale oltre che semplificato le modalità di erogazione degli stessi – ad esempio attraverso il superamento del requisito della volontarietà – tali da estendere i benefici anche ad aziende di medie e piccole dimensione e rendere di fatto il sistema del welfare aziendale accessibile a tutte le realtà aziendali.”
Spesso si parla di zainetto previdenziale. In questo caso si tratta forse di realizzare un kit di fidelizzazione-gratificazione?
“Nello scenario economico attuale il welfare aziendale ha come obiettivo non solo la fidelizzazione del dipendente all’azienda, ma deve rispondere anche alla necessità di trovare forme di retribuzione non monetaria che aggiungano valore al dipendente ad un costo sostenibile per l’azienda. La scelta dei beni e servizi offerti viene effettuata da ciascuna azienda nell’interesse della propria popolazione dipendente. Generalmente, tale scelta viene effettuata attraverso una survey con lo scopo di analizzare le esigenze e le richieste al fine di individuare quei beni e servizi, che soddisfino il maggior numero dei dipendenti, da includere nel piano di welfare aziendale.”
Le richieste più significative?
I beni e servizi richiesti variano ovviamente a seconda del collocamento geografico dell’azienda e dell’età anagrafica dei dipendenti.  Ad esempio, servizi di asilo nido e baby sitting sono maggiormente richiesti nelle aree metropolitane, mentre nelle zone industriali – periferiche venga attribuita maggiore importanza, in termini di utilità/benessere del lavoratore, ai servizi di trasporto al luogo di lavoro; oppure, con riferimento all’età anagrafica dei dipendenti, è stato verificato che servizi legati all’area della ricreazione (come cinema, teatri, palestre ecc.) siano preferiti dai giovani lavoratori, mentre i lavoratori con un’età anagrafica più avanzata prediligano il sostegno del datore di lavoro verso forme di assistenza integrativa. Insomma, – conclude Giambanco – grazie anche alle citate novità normative, il welfare rappresenta oggi uno strumento da sfruttare per le aziende per i motivi citati, come anche per incrementare e migliorare il clima aziendale ed attrarre i migliori talenti.”