L’alcol, la droga, ma non solo. La demolizione della struttura sociale, con la perdita di punti di riferimento, vede molti giovani tra le prime vittime. E il livello si amplia da un disagio pesante, ma “personale” come l’ubriacarsi, alla ricerca del gesto che fa notizia.
È solo di questi giorni l’ultimo fatto, il “clamore” giornalistico che si risveglia per raccontare dell’ennesimo giovane che muore mentre ricerca “sensazioni forti” – spiega in un intervento Simone Feder, psicologo, che lavora da anni nelle strutture della comunità Casa del Giovane di Pavia dove è coordinatore dell’Area Giovani e dipendenze ed è giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Milano . – Tutti rimaniamo colpiti dai fatti di cronaca, specialmente là dove a far parlare sono le “bravate” degli adolescenti che mettono a rischio la loro vita.
Sono molte le “sfide alla morte” che la società sembra voler ignorare e che purtroppo spesso sono vissute quotidianamente dai nostri giovani: il popolo dei sensation seekers!
Sassi assassini gettati dai cavalcavia sulle macchine che sfrecciavano in autostrada, sfide a chi si alza per ultimo dai binari al passaggio del treno, corse in macchina o in moto contro mano durante le notti per le strade dei nostri paesi e città…. Non è raro trovare scatti fotografici e video sui social network che immortalano giovanissimi mentre stanno compiendo le loro “imprese estreme”.
Come possiamo stupirci solo di fronte alla morte e rimanere indifferenti a tutto ciò che c’è intorno ad essa?
Ci sono giovani che urlano e ci chiedono aiuto perchè faticano ad affrontare la “normalità” e ricercano nella trasgressione, in quell’andare oltre, la sensazione di esserci e di esistere. Sono spesso imbrigliati in abitudini malsane che si sono create e nelle quali si rifugiano periodicamente senza riuscire ad uscirne.
Stiamo passivamente accettando la spettacolarizzazione del dolore a cui troppo spesso la nostra società ci sta abituando.
Oggi sempre più il disagio si cerca per fare notizia, ma non lo si vuole vedere e prendere in carico seriamente.
I giovani di oggi sono «ammalati di rischio», non è l‘assunzione di alcool o stupefacenti a determinare i loro comportamenti incoscienti, piuttosto la ricerca estrema dell’avventura, dell’eccitazione, dell’adrenalina che per loro è possibile trovare solo affrontando il rischio estremo.
Incontrando il disagio giovanile, ci si rende conto sempre di più di quanto sia importante presentarsi come modelli di riferimento, senza confondere i ruoli.
Esserci per loro e con loro nell’affrontare i disagi e le difficoltà, stimolarli verso progetti ambiziosi e importanti traguardi da raggiungere insieme sfruttando ciò che la giovane età e la voglia di andare oltre li spinge a cercare.
Siamo consapevoli del grande potenziale che la nuova generazione porta con sé, grande potenziale che va però indirizzato e guidato con attenzione e delicatezza, rispettandone i tempi e inserendosi nel loro mondo con estrema cautela, ma grande determinazione.
Un grande insegnamento educativo ci arriva dal fondatore della “Casa del Giovane”, don Enzo Boschetti, il quale, a proposito dell’educazione, sottolineava:
Educare è vivere con i ragazzi, è donarsi, è aprire il proprio cuore, è lottare insieme, è correggere con amore, è attendere pazientemente, è portare nel cuore il grande desiderio che il ragazzo maturi delle profonde e solide convinzioni.”