Ha tenuto in piedi le famiglie nei giorni più bui della crisi iniziata nel 2008 e, ancora oggi, rappresenta la zattera su cui caricare i figli che non trovano lavoro o i padri in difficoltà con il proprio di lavoro.
Il risparmio, quel risparmio un po’ invidiatoci un po’ criticatoci a livello internazionale “perché troppo”, è sempre stata una matrice fondamentale italiana, ma anche il bersaglio di ripetute manovre impositive. Non che ci sia qualcosa di nuovo in arrivo, meno male, ma, purtroppo, all’orizzonte neanche si vede un embrione di strategia in grado di valorizzare uno degli “asset” del nostro Paese.
Eppure il momento è dei più delicati: abituate da decenni a titoli di Stato remunerativi, le famiglie si trovano ad affrontare la scelta difficile e tormentata – visto che nella maggior parte dei casi riguarda denaro frutto di enormi sacrifici – di non solo come e in che cosa investire, ma anche in che modo proteggere il proprio risparmio da spese e tassazioni da brividi. Il meccanismo dei Pir (i piani individuali di risparmio) che azzera il prelievo fiscale sul capital gain per chi mantiene l’investimento – massimo 150mila euro- per almeno 5 anni, è un buon primo passo, ma per ora isolato.
Imboccare con vigore la strada di premiare, piuttosto che punire, chi risparmia, sarebbe un bel segnale e un aiuto all’economia dei consumi, visto che se si ha qualche soldo in più a disposizione magari lo si spende.