Sono ormai le classiche non notizie. Scuole saccheggiate di pc e materiale didattico, furti di rame che lasciano al buio interi paesi. Appunto, furti. Ma siamo davvero convinti che privare un istituto scolastico dei sussidi tecnologici debba avere la stessa valutazione dal punto di vista giudiziario di un furtarello? O creare disagi e pericoli (come per chi, ad esempio, ha in casa macchine salvavita per ammalati) tagliando centinaia di metri di filo di rame in cui scorre l’energia elettrica?
Così, mentre la grande politica è completamente assorbita dai drammatici temi elettorali, a combattere sono rimasti ormai solo le forze dell’ordine e alcuni sindaci, soprattutto quelli dei centri più piccoli, che ogni giorno si confrontano con le realtà di una criminalità senza più limiti. Poi, alla fine, quando i delinquenti vengono arrestati (e succede spesso in questa guerra silenziosa) i magistrati non possono far altro che applicare la legge. Furto, appunto, con la quasi matematica certezza che non ci sarà nemmeno un giorno di carcere nonostante spesso ci si trovi di fronte a veri “professionisti”.
Un bel ragionamento sarebbe forse ora di farlo, cambiando la classificazione di certi tipi di furto in base alla loro pericolosità e al danno sociale creato.