E’ lì, piccolino, quasi discreto, nella stringa di ricerca delle app di eBay e Amazon per gli smartphone. Si tratta del simbolo del codice a barre, sì proprio il papà del Qr (Quick response, cioè risposta rapida). Il Qr è quel rettangolo che contiene una serie di informazioni in grado, una volta inquadrato con un cellulare, di portarti direttamente su un sito. Il codice a barre racchiude invece una serie di informazioni base relative al prodotto, utili ad esempio per l’immagazzinamento. Fino a ”ieri” perché…
Vediamo in pratica. Siete in libreria, in un grande magazzino di elettronica o, semplicemente, a fare la spesa settimanale al supermercato. Vi fermate davanti a un prodotto che vi interessa, attivate la app, inquadrate il codice a barre, cliccate e, se l’oggetto è disponibile, si apre la pagina con prezzi e tutte le informazioni varie permettendovi l’acquisto immediato.
Un gesto semplice, che ha spalancato la porta a una silenziosa trasformazione del modo di acquistare: vedo e tocco un oggetto e, se mi piace, decido di compralo in base al prezzo nel negozio o online. Un’opzione intrigante per i clienti, ma, è evidente, una fonte di grande preoccupazione per chi la merce l’ha in casa e rischia di trasformarsi solo in una vetrina.
Sta di fatto che il vecchio codice a barre diventa così una killer application, ma non è escluso che presto potrebbero scattare contromosse. Così, giocando con l’immaginazione, magari leggeremo accanto ai cartelli “vietato aprire le confezioni”anche “vietato leggere il codice a barre” o lo stesso Cb verrà celato in qualche modo sulle confezioni. Sta di fatto che per i consumatori si aprono appunto grande praterie di comparazioni, così come il Qr sta giocando la sfida dell'allargamento delle informazioni. Ultimo esempio la campagna delle Coop che pubblicizza appunto la possibilità di scaricare la app la quale, attraverso il Qr, permette di vedere l'origine delle materie prime del prodotto che si vuole acquistare. Effetto collaterale che ci auguriamo è quello del wi-fi gratuito ovunque.