Immaginate di avere da anni un’ottima occupazione, ben retribuita, in una solida società e decidiate di acquistare una casa. Dopo una ricognizione sul Web, eccovi nella banca scelta con tutta la documentazione (cedolino, codice fiscale, dichiarazione dei redditi ecc.) convinti di essere ricevuti e trattati come un cliente superaffidabile. Infatti cosa potrebbe pretendere di più il funzionario? Fossero tutti i richiedenti così, passaggio liscio. Ed è in effetti tutto procede alla grande fino a quando non spiegate di essere residente all’estero.
Cosa c’è di strano? vi chiederete, perché per la legge non cambia nulla se un italiano registrato all’Aire (il registro dei nostri connazionali che vivono e lavorano in altri nazioni) decide di acquistare un immobile con un mutuo nel proprio Paese. Anzi, meriterebbe anche un bel grazie, investendo una consistente cifra nell’economia “locale” a partire dall’istituto bancario cui versare per anni una bella rata e poi spese edilizie, arredamento.
Eppure… eppure ecco mille difficoltà. Per carità, niente rifiuti ufficiali, ma quella vischiosità che fa capire come l’operazione è meglio la facciate con qualcun altro. Le motivazioni sono varie, tipo i tempi di attesa più lunghi, ma non mancano – chiamiamole così – anche spiegazioni “curiose” come “chi sta all’estero in caso di comunicazioni potrebbe non essere facilmente raggiungibile, quindi il rapporto con la banca non sarebbe immediato.” Giusto, essendo poco diffusi quegli strani strumenti che si chiamano cellulari, email ecc. sarebbe davvero un grande problema.
La verità è che questo tipo di contratto alle banche non piace. Morale, l’unico muro che potrete vedere purtroppo sarà quello tra la vostra casa dei sogni e il mutuo. A meno che, è il suggerimento che spesso viene dato agli attoniti richiedenti, non presentiate una garanzia da parte di cittadini italiani ovviamente residenti in Italia. Avete presente quella richiesta ai giovani con lavori a termine?
Ora, lo vedete un manager di 45 anni, con moglie e figli, un ottimo stipendio, dei bei risparmi, ricorrere agli anziani genitori o ad altri parenti? Totò direbbe: “Ma mi faccia il piacere” e così avviene nella gran parte dei casi. Si passa quindi alla fase due: andare, nel Paese di residenza, in una banca che ha attività anche in Italia e chiedere là il mutuo. Problema risolto, certo, ma soldi che restano all’estero oltre all’amarezza di essersi scontrati con l’ennesima palude “simil-burocratica”. Sono milioni gli italiani che vivono e lavorano in altri paesi (un bel potenziale per attirare investimenti nel settore immobiliare ancora in affanno), ma ignorati dal “cervello in fuga” di chi in Italia non si è ancora accorto che il mondo è cambiato.