Se la banca decide di riacquistare propri bond in circolazione, sicuramente ha la propria convenienza. Per contro, ciò che è conveniente per le banche, non per forza deve esserlo anche per gli investitori… Agendo da insider, anticipo la storia di copertina di domani di Plus24, il nostro settimanale di finanza personale, i cui giornalisti sono andati a verificare perché stia crescendo sempre più la febbre del buy-back da parte degli istituti di credito e l’interesse dei clienti. Negli ultimi anni oltre un milione di investitori italiani sono stati contattati dai propri istituti di credito che gli hanno offerto l’opportunità di rivendere bond acquistati dalla stessa banca, un’operazione finanziaria fino a pochi anni fa possibile solo per il riacquisto di azioni da parte di una società, poi applicata anche alle obbligazioni bancarie. Come leggerete domani su Plus24, “quella che in prima battuta viene presentata al cliente come un’allettante opportunità per monetizzare in anticipo l’investimento, non necessariamente è per lui un buon affare. La convenienza del risparmiatore va valutata caso per caso. Le operazioni di buy back vanno considerate come dei semplici “inviti” a consegnare i bond, inviti che possono anche essere rispediti al mittente. Solo se il regolamento dell’obbligazione (da leggere sempre con attenzione) prevede a favore dell’emittente la cosiddetta opzione call, l’emittente ha la facoltà di decidere il ritiro coatto dei bond e rimborsare il prestito prima dell’originaria scadenza”.
Il fatto è che con il costo del denaro così basso, gli emittenti hanno tutto l’interesse a ritirare bond per cui sborsano alti interessi. Proprio per questo bisogna sapere come muoversi, per cercare di sfruttare al meglio le opportunità e non commettere errori.